giovedì 17 dicembre 2015

Esiste l'amicizia uomo-donna? Terzo round

La tragicomica vicenda della mia amicizia maschile toccherà ora vette talmente dramagrottesche che nemmeno Roberto Rossellini e Stanley Kubrick messi insieme avrebbero potuto tirare fuori un soggetto simile.

Arriviamo dunque a quell'estate tremenda in cui venni prima stremata dai malori e dall'operazione di mia mami e poi dal periodaccio vissuto dal mio fidanzato, in cui siamo stati senza sentirci per diversi giorni - da me vissuti malissimo tra stomaco chiuso, insonnia e sensazione come quando si ha la febbre a 40°. La sera poi non uscivo quasi mai.
Una volta però andai a vedere due amiche che recitavano in una piccola compagnia teatrale. L'opera rappresentata era piacevole e quelle due ore mi volarono tanto che non controllai il cellulare. Però lo guardai dopo, in partenza per la pizzeria dove gli attori avrebbero cenato, e trovai un messaggio da un numero sconosciuto: "Ciao come va, tutto tranquillo? Davide".
Sgranai gli occhi: il mio fidanzato mi aveva finalmente scritto!!!!! Evviva!!! Trionfo dell'amore, ritorno alla serenità, incubo finito!!!!
Gli risposi cercando di non sbottonarmi troppo ma dicendogli che non stavo bene, lui replicò gentile ma un po' vago, io ribattei che il lavoro non c'entrava niente, anzi, e lui mi accennò ad una sua collaborazione con una rivista di musica. Cosa? Coooooosa??????
Provando contemporaneamente fastidio, vergogna, rabbia e stimolo intestinale, chiamai quel numero: "Pronto.... Davide.... Davide De Loiacono?".
Esatto, era Il Pugliese, che in comune col mio adorato fidanzato ha il nome di battesimo oltre al genere anagrafico.
Iniziai a balbettare isterica una spiegazione: non pensavo fosse lui ma il MIO Davide, con cui non mi sentivo da alcuni giorni. In evidente imbarazzo, Il Pugliese ha iniziato a scusarsi per i tanti mesi di silenzio, in cui ha avuto vari problemi di famiglia ed esistenziali (anche lui????), ma ormai il mio cervello era partito e le mie lagrime pure, tanto che dovetti interromperlo ahimè singhiozzante e, con un gran bisogno di vuotare lo stomaco, gli attaccai il telefono in faccia.

                                    

                                                   

Inutile dire che in quella pizzeria non misi piede, anzi ci fu la grande opera ausiliaria e consolatoria delle mie angeliche amiche, incluso il ritrovamento del mio cellulare, che avevo scagliato alla cieca dentro l'auto. E ignorai volutamente, quella sera e il giorno dopo, i 2-3 messaggi de Il Pugliese.
Nei giorni a seguire invece ci scambiai alcuni sms - egoisticamente, per sedare l'imbarazzo dell'essermi fatta beccare in crisi e poi in lacrime - ma con linguaggio freddo, distaccato, sbrigativo. Col MIO Davide niente di nuovo nel frattempo.
Un giorno, a pranzo da mia cugina e mia nipote, ricevetti l'ennesimo messaggino da Il Pugliese (di cui avevo a malincuore memorizzato di nuovo il numero), un "Che fai" senza punto interrogativo. Era il suo secondo sms consecutivo cui non avrei risposto - d'altronde lo lessi come sotto sedativi. 
                                             

Un'ora dopo invece mi telefonò il MIO Davide. Nelle successive 30, ci riavvicinammo e progettammo il mio trasferimento in Piemùnt da lui.

Per fortunosa combinazione, gli sms de Il Pugliese, da me trattati col rituale aprire-far vedere al mio fidanzato-cancellare, si diradarono velocemente.

2 commenti:

  1. diciamo che qui hai detto poco.. risulti un po' labile :D ma con la premessa dei malori, della tua ma e del periodaccio col moroso ci sta!
    Per il resto.. dopo il silenzio di tuo moroso e la decisione di trasferirti da lui aio.. io penso non lo avrei fatto visto che le premesse non erano le migliori.

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  2. Ho detto poco? Ma se ho raccontato una cosa molto personale! E labile per cosa, scusa? Se avessi riconosciuto il suo numero o la sua identità, col cavolo che gli avrei risposto, per me era finita. Ne' l'ho cercato io, anzi, ho affrontato quel periodo contando solo su di me e poche amiche. E dopo, quando gli scrivevo, non rispondevo alla metà delle domande che mi faceva, compresa la richiesta di vedersi un giorno a Napoli, a metà strada.
    Non che qui nessuno abbia colpe o meriti: è stata un'incredibile combinazione di eventi, dove ancora una volta la parte peggiore è capitata a me.

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