martedì 26 settembre 2017

Rotture annunciate - Cornelia lasciata e messa alla porta

A volte succede di gongolare malignamente per la rottura di una coppia, che se ne sappia poco o tanto, che si siano ascoltate fonti attendibili o dubitabili. Ma per casi come quello di Cornelia e Danilo, di cui ho scritto ben più di due anni fa, non c'è cattiveria nell'esultanza: è stato un bene, anzi un atto di giustizia.

Piccolo antefatto: la trentenne Cornelia, con gli studi universitari da ultimare, un curriculum deserto ed il classico carattere da femmina rompipalle si era appolpata + trasferita in Piemùnt a casa dell'inesperto Danilo, anche lui di origini meridionali e ben messo economicamente, più per voglia di sistemarsi e sentirsi una "signora" che per amore, stima o anche semplice affetto. Lo dico dopo averli osservati ed ascoltati più volte, litigate comprese, e dopo aver parlato a più riprese con entrambi.

Toccato ogni livello di umiliazione maschile - dai rospi ingoiati alle passeggiate notturne per smaltire la rabbia* fino ai pugni alle pareti per risparmiare lei - e dopo un paio di tentativi falliti, qualche settimana fa Danilo l'ha lasciata e fatta uscire per davvero da casa sua...in questa tragicomica vicenda si può tranquillamente sostenere che la convivenza avvalorava il fidanzamento!

Tutto finito dunque per lui: niente più litigi inutili alimentati dalle provocazioni e dalle offese di lei o bugie agli ormai ex suoceri, che credevano la figlia domiciliata nella sua città universitaria, niente più ordini e comandamenti assurdi in casa sua, niente più bassezze e meschinità come oggetti di valore sentimentale buttati segretamente o file di foto del passato cancellati di nascosto.

Danilo adesso è molto più sereno, è dimagrito, sta già uscendo cautamente con una collega e ha ripreso a frequentare gli amici ai quali lei andava di traverso.

Fanno sorridere però le ultime notiziole: la defenestrata Cornelia non ha riportato giù nella sua casa ionica la maggior parte delle sue cose, pur essendo risalita già due volte. E' evidente che si sta giocando l'ultima carta che le resta e le resterà fino a quando a Danilo non verrà anche il coraggio di lasciarle tutto fuori dal portone.

* http://normopesoadieta.blogspot.it/2014/11/invito-cena-con-litigio.html

lunedì 25 settembre 2017

Scherzare e sognare non fa male - con cosa permutare l'ultimo iPhone 8?

In questo mondo che va veloce, la Apple non poteva essere da meno ed infatti ha sfornato un nuovo modello di iPhone con telecamera orizzontale, retro fatto di vetro etc etc. A colpire almeno nell'anima è però il prezzo, piuttosto elevato: il modello da 32 GB viene 1099 euri, quello da 64 GB ben 1299 e quello da 128 GB addirittura 1399. Wow.

Ora, ognuno coi suoi verdoni ci fa quel che più ritiene giusto o allettante ma una persona come me - che ha pochi soldi, ancor meno pretese e velleità fashion e in più è abituata ad utilizzare gli oggetti finché non si sgretolano dall'usura - ben difficilmente acquisterà un cellulare del genere, tantomeno a prezzo pieno e a pochi giorni dalla sua uscita!

Però sarebbe divertente provare a commutare i 1399 euri del modello più capiente in altri oggetti, perché no? Ecco qui, calcolatrice alla mano, qualche alternativa interessante:

- 2 esemplari di gatto persiano

                                  

- 3 mesi di stipendio a contratto co.co.pro.

- 4 borse Michael Kors modello Selma

                                   

- 5 lavatrici Candy classe A+++ kg 0-8

- 7 cambi gomme per auto modello "utilitaria"

- 10 paia di scarpe da escursionismo Salomon modello Ellipse 2

- 11 flaconi di fondotinta Sisley da 30 ml

Praticamente....!

- 24 sfigmomanometri ad alta precisione Gima

- 30 felpe con cappuccio della Adidas

- 48 esemplari della pochette taglia media Gum - di cui mi sono invaghita
                                                 

- 82 biglietti di ingresso per il museo Guggenheim di Venezia

                                 

Con la suddetta somma, non dimentichiamo però anche una bella vacanza di una settimana per due persone a Tenerife!!!

                               

venerdì 22 settembre 2017

Conferme e cogli0ni

Fresca di serata la conferma che ci sono uomini, anzi, dei cogli0ni, che sono bravi solo a portare a casa lo stipendio e qualche volta a pagare i conti.

lunedì 18 settembre 2017

Checco Zalone era stato veggente - Ferrari parcheggiata nel posto per disabili

L'ho spesso detto e lo ripeto che il bello del cinema o di chi scrive storie (per il grande schermo, per spot, telenovele o Youtube) è che spesso anticipa la realtà - giacché non è pensabile che certi bipedi abbiamo la depravazione di guardare prima e poi imitare.

Notizia di oggi a pranzo: 

http://www.leggo.it/italia/milano/milano_ferrari_posto_disabili_18_settembre_2017-3246280.html

Vedere per credere: un tipo sfacciato quanto incivile parcheggia in centro a Milano un veicolo di lusso, Ferrari FF Coupé blu per l'esattezza, in un posto riservato ai disabili, rifiutandosi di lasciarlo persino di fronte alla richiesta di un padre con un figlio minorenne che di quel posteggio ha bisogno umano e fisiologico nonché diritto legittimo e legale.

Episodio terribile, piccola grande ingiustizia da giungla urbana del terzo millennio dove il più forte umilia e danneggia il prossimo e che mi ha richiamato alla mente una pubblicità progresso con l'attore Checco Zalone.
In questo spot lo stesso instaura una "mini guerra" con un bambino del suo palazzo costretto sulla sedia a rotelle, che si farà fare il parcheggio riservato proprio dove Checco metteva la sua fuoriserie: a quel punto Zalone lo minaccia dicendo che chiamerà una certa onlus per una donazione e se il piccolo dovesse guarire potrà finalmente vendicarsi.

                       

La scena è divertente ma anche imbarazzante perché Zalone, che è anche voce narrante del corto, espone sentimenti realistici - quelli che spesso si provano ma non si confessano insomma - di scarsa tolleranza nei confronti del piccolo disabile, reo a volte di essere ingombrante o lento o invasivo.
Ma questo, appunto, era uno spot, anche se il piccolo protagonista ha una malattia che realmente lo costringe sulla sedia a motore.

La realtà di stamattina, ahinoi, è andata oltre, anzi ha "doppiato" l'episodio dello spot. Se si esamina tutto l'articolo si viene a sapere, su citazione del Corriere della Sera, di tutto un retroscena che vede l'incivile, imprenditore lombardo con residenza a Lugano, già macchiato di altre nefandezze ed esemplare nell'aver trovato una serie di stratagemmi per poter fare quel che gli pare, come e quando.

Se però soldi, aziende, conti in banca nei paradisi fiscali, lasciapassare e soprattutto il libero arbitrio portano a fare simili bassezze, allora è meglio essere un po' più poveri e con meno raggio d'azione.

E neanche mi piace la Ferrari.... molto meglio la Lamborghini!

                                

domenica 17 settembre 2017

Abitudini smarrite e segnali corporei

Sto pensando a riprendere con la corsa, che "praticavo" a periodi nel mio domicilio piemùntese, talmente tanto che ieri pomeriggio al parco cittadino al solo vedere alcuni runner in azione ho percepito appena appena la sensazione del sangue al naso - come mi accadeva allora. Lo ammetto, non sono messa molto bene!!!

mercoledì 13 settembre 2017

Da guardare fino in fondo: "Demolition" - Grazie James Ford!

Ebbene si, ultimamente mi sto gustando tanti bei filmini a casa, tisana alla mano e pantaloni comodi, ma mi è anche preso il trip di commentarli, #vedovanzabiancaalè

L'ultimo film che mi sono appena divorata e non vedo l'ora di passare ai miei genitori è "Demolition - amare e vivere" dello stesso regista di "C.R.A.Z.Y." e "Dallas Buyers Club".
Ne ho scoperto l'esistenza consultando il blog whiterussiancinema.blogspot.it del mitico James Ford che con passione e diligenza l'aveva nominato in una graduatoria dei migliori film del 2016.  

Ho letto la recensione offerta da questo blogger cinefilo senza neanche troppa attenzione, ma abbastanza per capire che era un titolo da non perdere. E ne ho appena avuto la conferma: una storia particolare ma "coi piedi per terra", regia pulita e asciutta, niente effetti o esagerazioni, personaggi "veri" con rughe, rossori e imperfezioni - tranne la suocera magra allampanata e coi capelli perfetti....sto scherzando. La trama è godibilissima: è una personale, particolare elaborazione di un grave lutto familiare.


--- TRAMA DETTAGLIATA ---
Il protagonista Davis, un trentenne stile Wallstreet, perde la moglie nonché figlia del suo capo in un incidente d'auto e anziché mostrare sentimenti cosiddetti normali quali dolore, smarrimento, rabbia o anche solo pazza gioia si riscopre indifferente al limite del catatonico, continuando il suo tran tran di sveglia alle 5,30, cyclette, doccia (già mi ricordava il Patrick Bateman di "American Psycho", grrrrr), metro, ufficio e così via, anzi con ancora più concentrazione e scrupolosità del solito. Al funerale della consorte Davis si mette a scrivere una lettera di reclamo alla ditta proprietaria di un distributore di merendine da cui non era riuscito a prelevare degli cioccolatini all'ospedale dove avevano dichiarato clinicamente morta sua moglie. Ma la lettera diventa l'inizio di una biografia-confessionale incentrata sul suo matrimonio. Davis parla poco, ha un'espressività ridotta ma di cose e sensazioni dentro ne ha, eccome, e non ne vogliono più sapere di starsene represse. I freni inibitori a poco a poco saltano e Davis inizia a vivere e agire alla giornata, ignorando doveri e convenzioni e facendo cose sempre più strane, ma anche instaurando un colloquio non più epistolare con l'addetta al servizio clienti della società proprietaria del distributore automatico, che complice un viaggio del compagno e datore di lavoro - combinazione molto fortunata direi - lo fa entrare nella sua casa e nella sua vita, sempre ascoltandolo, parlandogli, standogli accanto. E lo stesso fa il precoce figlio adolescente di lei. Il tutto narrato, come detto, senza iperboli, senza accenti, senza meriti né colpe. La telecamera, con mia somma gioia e delizia, fa vedere come reagisce e agisce Davis ma senza incensarlo.

In questa strana terapia senza infatuazione sessuale (cartina di tornasole del suo effettivo disagio, nascosto ma presente) in cui muta anche aspetto e abbigliamento e regredisce a livello quasi fanciullesco, senza più bugie o inibizioni, Davis si rende conto di non essere stato innamorato di sua moglie e di non averla sposata per reale volontà ("Era facile") pur continuando ad avere flashback su lei e loro anche con frammenti di tenerezza, e che da troppo tempo non fa più niente che gli piace fare veramente. E va oltre: fra le "strane cose" che fa, dopo lo smontaggio compulsivo di oggetti ed elettrodomestici, l'aiuto ad un gruppo di operai demolitori a spaccare pareti e porte ed un cinico messaggio nella segreteria telefonica che allude alla sua vedovanza, Davis passa a distruggere materialmente casa sua proprio per "fare a pezzi il suo matrimonio". Con il quindicenne che assomiglia ad un dodicenne compra mazzuoli e altra strumentazione e fa del piano inferiore della sua abitazione luxury un cumulo di macerie e detriti. Ordina anche una ruspa per provare a buttare giù la casa, ma desiste. Poi sale al piano di sopra in camera da letto e, dopo aver trinciato ben bene il comò stile vintage pieno di ninnoli stucchevoli, scopre un'ecografia: sua moglie era rimasta incinta l'anno precedente, senza avergliene parlato. Qui ha una scossa: si sbarba per bene, si veste come si deve e con l'amica va all'evento con l'assegnazione di tre borse di studio in memoria di sua moglie. Davanti a tutti parla al suocero di questa gestazione evidentemente non portata a termine e di cui non sapeva nulla. I suoceri gli rivelano che lei aveva avuto una relazione extraconiugale e l'avevano accompagnata ad abortire, pur desiderando che non lo facesse.


--- ATTENZIONE, SPOILER!!! QUI FINALE!!! ---
Successivamente, dopo aver incontrato al cimitero l'uomo che li aveva investiti, che era andato là a scusarsi, in auto ritrova un bigliettino della moglie ed ha altri flashback su di lei: rivive il momento prima dell'incidente e rivede altri suoi sorrisi, carezze e abbracci, anche quando lui era assente o distratto. Davis finalmente piange, e non lo dico perché doveva farlo per lei, ma per se stesso: finalmente il cerchio dell'elaborazione del lutto si chiude con l'incontro con il suocero, chiarificatore e rassicurante, in cui ammette di aver avuto delle colpe verso la consorte. E in onore di lei, un ultimo estremo gesto di affetto o forse amore.

-  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -  -

Perché da guardare fino in fondo? Con tutti i film si fa così, è vero, ma questa storia appartiene a quelle in cui inizialmente ci si fa un'idea che poi viene in parte o completamente ribaltata, o in cui all'ultimo si aggiunge il tassello finale che fa vedere con più chiarezza l'insieme delle cose. E il titolo si spiega in un soffio: demolire per poi ricostruire e continuare.

giovedì 7 settembre 2017

Neorealismo apparente nell'amarezza di Dodes'ka den

L'avevo detto quest'inverno, che avrei guardato e recensito "Dodes'ka den".
Io che di Akira Kurosawa conosco poco o niente e persino indirettamente, mi sono fatta incuriosire da questa sua opera della maturità dai toni meno epici rispetto a quelle precedenti, giusto per citare a denti stretti le coordinate stilistiche offertemi da Wikipedia.
  
                                           

Questo film parla infatti delle misere condizioni di alcuni giapponesi in una specie di piccola baraccopoli a ridosso di una sconosciuta città, in un periodo indefinito ma più o meno a discreta distanza temporale dalla guerra, quel tanto che basta a motivare la loro povertà o anche miseria più come un destino che come un furto o un trauma dovuti appunto al secondo grande conflitto o, peggio, al dopo bomba atomica - tema quanto mai attuale in questi giorni... brividi doppi dunque, durante la visione.

"Dodes'ka den" mi ha inizialmente riportato alla mente "Ladri di biciclette" di De Sica, soprattutto nella prima parte, per l'amarezza generale, per la scenografia, per le facce incupite dei protagonisti, ma le differenze abbondano. Intanto questo è un film corale, con varie vicende che si inframezzano, anche se alcune hanno un po' più spazio di altre. Soprattutto, per quel che ci ho capito io, non c'è il vero ingrediente De Sica cioè la cappa di pessimismo cosmico, di ineluttabilità, di condanna un po' verghiana ad essere gli ultimi: qui le varie famiglie vivono ognuna nella propria catapecchia accontentandosi di quanto hanno o riescono a procurarsi, ma senza aspirare ad altro. Solo l'uomo pazzo (con la voce del doppiatore di Michael Douglas!!) che dorme in una carcassa di auto col figlioletto parla continuamente dell'utopico progetto della loro nuova casa, con un'accuratezza di dettagli e osservazioni pari solo alla sua assurdità, cui il bambino risponde rassegnato e malinconico con continui "Si, hai ragione", ma alla resa dei fatti non muove un dito.

                                       

                                        

                                      

                                       

                                     

                                     

La colonna sonora è meno incisiva che per l'opera del grande italiano e inoltre pesano le contrapposizioni foniche: c'è chi parla più o meno a raffica e chi si barrica dietro un mutismo quasi totale. La tragedia, come anche lo stupro, è ovattata da un'aura onirica semiperenne. Non mancano parentesi comiche come le due coppie esuberanti, ma anche filosofiche come l'uomo che prima si vuol suicidare e poi cambia idea non appena lo fanno riflettere a dovere. C'è spazio anche per una piccola grande giustizia con l'allontanamento volontario di un malvagio. Il finale riprende e chiude la vicenda dell'inizio, come a suggerire una ciclicità alla fine rassicurante e digeribile, in cui si può convivere con tutto.

Il cinema orientale, giapponese come cinese o coreano, mi incuriosisce e finora non mi ha mai delusa: non posso che raccomandare questa pellicola.