giovedì 31 dicembre 2015

Dream Team cinematografico: i migliori film natalizi

Poiché la scorsa settimana ero dalla mia famiglia a festeggiare e ad accrescere tutte le circonferenze esterne possibili immaginabili del mio involucro, non ho potuto scrivere nulla a causa della mancanza di collegamento internet, ma il criceto nella mia testa non poteva che generare questo meraviglioso spunto: il mio personalissimo Dream Team sui migliori film ambientati/ proiettati a Natale! Buon divertimento!


8) "Mamma ho perso l'aereo" di Chris Columbus. Ok, Macaulay Culkin bambino non era un mostro di simpatia e da piccola l'ho invidiato a morte, ma questo lungometraggio del 1990 campione d'incassi è stato nel suo piccolo un cult movie: un bimbo rimasto solo a Natale in una bella villona fa quel che gli pare e piace lontano dallo stress della famiglia e infine mette in scacco due ladruncoli, rivalutando anche un misterioso vicino di casa. Un plauso per il cast, fra cui lo stimato John Candy.

                                             
                                                
7) "Canto di Natale di Topolino" di Burny Mattinson. Un cortometraggio che avrò visto un'unica volta da piccola e che mi ha colpito, commossa e impressionata. E' una storia molto particolare, tratta dal romanzo omonimo di Charles Dickens e proposta nei decenni da tanti autori in varie salse: il ricco egoista e solo che si fa un esame di coscienza proprio a Natale e capisce cosa conta davvero nella vita, ovvero l'affetto delle persone.


                                             

6) "La vita è meravigliosa" di Frank Capra. Capolavoro di cinema e buoni sentimenti ben orchestrati, non senza un pizzico di buonumore a stemperare i momenti più drammatici. Anche qui il Natale fa da cornice ad una vicenda personale, questa però intrisa di pessimismo e scoraggiamento fino al lieto fine, in cui il protagonista sarà ripagato della sua bontà.

5) "Eyes Wide Shut" di Stanley Kubrick. Geniale uso del Natale da parte dell'amato regista newyorchese e naturalizzato britannico: un party di vigilia con tanti ricchi bricconi e lubrichi, alcol, polvere bianca e donnine; luminarie soft nelle strade di una Londra al limite dell'apatico; la supervisione degli ultimi regali nel negozio luxury assieme alla bionda figlioletta, prima del dialogo riconciliatore fra i due coniugi. Questo però col cavolo che me lo trasmettono in tv, durante la fatidica settimana natalizia.


                                                  


4) "Rambo" di Ted Kotcheff. Tra "La mia pistola per Billy" e il geniale "Weekend con il morto", il suddetto regista canadese ha scritto una pagina di storia del cinema con la vicenda del veterano di guerra ex berretto verde John Rambo, arrestato per vagabondaggio, braccato dallo sceriffo Teasle e autore di un bel caos tra sparatorie, inseguimenti, morti, incendi, blackout e ancora sparatorie. E si, il tutto è ambientato sotto le feste natalizie anche se ci se ne accorge appena grazie ad alcune timide luminarie e decorazioni che però danno un tocco più amaro che mai. Anche questo non proiettato sotto le feste proprio perché inevitabilmente privo dello spirito natalizio.


3) "Gremlins" di Joe Dante. Uno dei film che mi hanno più impressionato e fortemente spaventato da piccola. Quest'anno credo abbia fatto eccezione e sia stato trasmesso la vigilia di Natale, ma la breve epopea horror dei violenti, cattivissimi e sarcastici mostriciattoli assetati di sangue mettono in terzo piano l'atmosfera natalizia che fa da sfondo. Terribile la lotta con l'abete decorato, terribile il racconto di Kate che aveva perso il padre vestito da Santa Klaus, diabolico lo stratagemma di farne perire in gran numero in un cinema dove era proiettato "Biancaneve e i sette nani". Ma Dante è Dante ed il suo Natale non poteva che essere così.

                                         

2) "Babbo bastardo" di Terry Zwigoff. In lingua originale "Bad Santa", ha il primato (o l'esclusiva???) di essere il film sul Natale e in particolare sulla figura di Santa Klaus più politicamente scorretto di tutta la storia del cinema, proponendo un protagonista finto, truffatore, ladro, donnaiolo, beone, tabagista, sboccato e scontroso che si redimerà in parte compiendo una buona azione, che però gli costerà la cattura con colpi di pistola dei poliziotti e ospedale - il coprotagonista e complice è invece un nano nero, olè. Un plauso alla particolarità del soggetto e alla buona sceneggiatura, con continue battute shock. Qualche scena è effettivamente troppo pesante ma è da vedere e, nel mio caso, rivedere.

                                 

1) "Una poltrona per due" di John Landis. La pellicola per antonomasia per la prima serata del 24 dicembre: divertente, intelligente, spiritosa, originale e con un cast All Stars con Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Jamie Lee Curtis, James Belushi, Don Ameche, Ralph Bellamy e, in un cameo, Frank Oz. Tante le scene cult (il monologo iniziale di Murphy, le scene a Wall Street, Aykroyd inversione "Slumdog Klaus"), memorabile il corpo della Curtis, geniale il finale - talmente bello da far pensare che un po' tutti abbiano voluto togliersi il lutto per John Belushi e riprendere a fare ottimo cinema e far ridere. Al primo posto, tra i suoi mille meriti, per quello di non venire mai a noia.

giovedì 17 dicembre 2015

Esiste l'amicizia uomo-donna? Terzo round

La tragicomica vicenda della mia amicizia maschile toccherà ora vette talmente dramagrottesche che nemmeno Roberto Rossellini e Stanley Kubrick messi insieme avrebbero potuto tirare fuori un soggetto simile.

Arriviamo dunque a quell'estate tremenda in cui venni prima stremata dai malori e dall'operazione di mia mami e poi dal periodaccio vissuto dal mio fidanzato, in cui siamo stati senza sentirci per diversi giorni - da me vissuti malissimo tra stomaco chiuso, insonnia e sensazione come quando si ha la febbre a 40°. La sera poi non uscivo quasi mai.
Una volta però andai a vedere due amiche che recitavano in una piccola compagnia teatrale. L'opera rappresentata era piacevole e quelle due ore mi volarono tanto che non controllai il cellulare. Però lo guardai dopo, in partenza per la pizzeria dove gli attori avrebbero cenato, e trovai un messaggio da un numero sconosciuto: "Ciao come va, tutto tranquillo? Davide".
Sgranai gli occhi: il mio fidanzato mi aveva finalmente scritto!!!!! Evviva!!! Trionfo dell'amore, ritorno alla serenità, incubo finito!!!!
Gli risposi cercando di non sbottonarmi troppo ma dicendogli che non stavo bene, lui replicò gentile ma un po' vago, io ribattei che il lavoro non c'entrava niente, anzi, e lui mi accennò ad una sua collaborazione con una rivista di musica. Cosa? Coooooosa??????
Provando contemporaneamente fastidio, vergogna, rabbia e stimolo intestinale, chiamai quel numero: "Pronto.... Davide.... Davide De Loiacono?".
Esatto, era Il Pugliese, che in comune col mio adorato fidanzato ha il nome di battesimo oltre al genere anagrafico.
Iniziai a balbettare isterica una spiegazione: non pensavo fosse lui ma il MIO Davide, con cui non mi sentivo da alcuni giorni. In evidente imbarazzo, Il Pugliese ha iniziato a scusarsi per i tanti mesi di silenzio, in cui ha avuto vari problemi di famiglia ed esistenziali (anche lui????), ma ormai il mio cervello era partito e le mie lagrime pure, tanto che dovetti interromperlo ahimè singhiozzante e, con un gran bisogno di vuotare lo stomaco, gli attaccai il telefono in faccia.

                                    

                                                   

Inutile dire che in quella pizzeria non misi piede, anzi ci fu la grande opera ausiliaria e consolatoria delle mie angeliche amiche, incluso il ritrovamento del mio cellulare, che avevo scagliato alla cieca dentro l'auto. E ignorai volutamente, quella sera e il giorno dopo, i 2-3 messaggi de Il Pugliese.
Nei giorni a seguire invece ci scambiai alcuni sms - egoisticamente, per sedare l'imbarazzo dell'essermi fatta beccare in crisi e poi in lacrime - ma con linguaggio freddo, distaccato, sbrigativo. Col MIO Davide niente di nuovo nel frattempo.
Un giorno, a pranzo da mia cugina e mia nipote, ricevetti l'ennesimo messaggino da Il Pugliese (di cui avevo a malincuore memorizzato di nuovo il numero), un "Che fai" senza punto interrogativo. Era il suo secondo sms consecutivo cui non avrei risposto - d'altronde lo lessi come sotto sedativi. 
                                             

Un'ora dopo invece mi telefonò il MIO Davide. Nelle successive 30, ci riavvicinammo e progettammo il mio trasferimento in Piemùnt da lui.

Per fortunosa combinazione, gli sms de Il Pugliese, da me trattati col rituale aprire-far vedere al mio fidanzato-cancellare, si diradarono velocemente.

Incredibile! Il clone del mio gatto sul video di Kissandmakeup01!

Ebbene si, ogni tanto guardo video di fashion/make up youtuber, sedotta dai loro lussi e dalla loro vita mondana e allettante!
Pochi giorni fa mi sono messa a guardare il video parigino girato appunto dalla bella Nicole e verso la fine ho sgranato gli occhi quando si è visto un (meta)filmato dimostrativo sulle caratteristiche di un cellulare iper moderno con protagonista un gattone nero quasi identico al mio!!! Giuro di aver fatto gli occhi a cuore!





Il tutto, dopo aver visto con scarso interesse il corso di make up con una truccatrice premio Oscar e tralasciando i miei brividi per le castronerie di cinema che la bella bionda si lascia scappare senza pietà :D :D :D

venerdì 11 dicembre 2015

Vaneleaks - dall'archivio della vergogna, le chat della prima rottura con Il Pugliese

Tornando al triste, patetico racconto della fine della mia amicizia con una persona di sesso opposto al mio, riporto qui sotto due dialoghi estratti dalle due conversazioni incriminate che ho avuto via Messenger appunto con Il Pugliese e che causarono la nostra prima rottura, innescata da lui ma a quel punto reciprocamente voluta.

Prima conversazione:


cancellata, come da previsione


Estratto dalla prima conversazione (poiché ha dato spunto a tutto il quid):



IP scrive (21.38):

e poi non esiste l'amicizia uomodonna



Seconda conversazione, pochi giorni dopo:

cancellata, come da previsione


La prima cosa che feci, tutta infastidita, fu cancellare il suo recapito Messenger e poi il suo numero di cellulare.
Con un salto temporale di circa otto mesi, la narrazione riprenderà dal terribile periodo di stress, dolore e sfinimento che attraversai a causa della malattia e dell'operazione di mia mami prima e della crisi col mio fidanzato dopo - roba che se gli sceneggiatori di Beautiful mi leggessero, ci trarrebbero ispirazione per altri 3000 episodi.

Sia che Il Pugliese (ri)trovi questo blog e, riconosciutosi,  ritenga questo post offensivo sia che, al contrario, ne ignori beatamente l'esistenza, si sappia che a priori cancellerò fra tre giorni esatti questi estratti.
Voglio solo far capire ai miei lettori cosa e come ho vissuto questo momento cruciale della nostra amicizia e magari leggere qualche consiglio consolatorio o illuminante, non certo umiliare o screditare - anzi, al più sono io a rischiare di passare per infantile e di cadere nel torto!

giovedì 10 dicembre 2015

Top ten dei sopravvalutati

"Ricchezza e santità, la metà della metà" è il mio proverbio preferito: una versione italianissima e folkloristica del cosiddetto rasoio di Occam (che appunto invita a privilegiare semplicità e sintesi) che vuol anche suggerire con arguzia come spesso una persona, un oggetto od una situazione non sono sempre belli, fighi e virtuosi come apparentemente sembrano.

Ecco quindi la mia personalissima, semiseria ma sufficientemente ragionata top ten! Ridimensionate gente, ridimensionate!

10) Sarah Jessica Parker come icona di stile. Questa va al decimo posto perché ormai e per fortuna è una sfrondatura out of time. Il capo baldracca da lei interpretato nel telefilm "Sex and the city" e con cui è stata troppo facilmente identificata l'ha resa una delle Vip più ammirate del decennio scorso, nonché trendy ed icona di stile, solo perché nel succitato programma usciva di casa e trovava tanti partner sessuali nonostante la faccia un po' così, il naso bruttino, le oltre 35 primavere e, appunto, l'abitudine nel vestirsi in maniera molto discutibile. Perché scusate, ok l'effetto placebo nel vedere una bruttina nonpiùggiovane che rimorchia ma vi prego!, non buttate il buonsenso nel cesso e non credete davvero che robette come tutù, short inguinali, piume, pochette fluo e colori ad cazzum facciano diventare icone di stile! Al più sono spiritose, eccentriche e gaiamente trash!

         

9) Silvio Muccino. Apprezzo impegno e buone intenzioni, ma con lui non mi sono accontentata del traino di suo fratello, del binomio occhi azzurri+aria tenerona, di qualche "interpretazione" in teen film e di un paio di prove da regista con evidenti "prestiti" da pellicole statunitensi. Ho esultato con cori da stadio quando l'hanno magistralmente parodiato in "SuperCiro".

Niente da fare Sil, non mi vuoi andar giù (non che ti perdi niente, eh!)
                                             
8) La supremazia totale dei cani nell'amicizia uomo-animale. Metto le mani avanti dicendo che più che altro voglio rivalutare l'affettuosità delle altre specie di fauna da compagnia. Fermo restando che il carattere e l'indole socievole dei canidi sono frutto di un affiancamento datato secoli, ammettiamolo che anche altre bestioline domestiche possono offrire tanto amore, fedeltà, compagnia e attaccamento, anche se in forme e tempistiche diverse! Gli esempi si sprecano: da gatti e conigli che seguono ovunque i padroni esigendo coccole e attenzioni a uccellini che rifiutano il cibo se non viene dalla solita mano a iguane che lanciano allarmi se si accorgono che il petto dei loro proprietari, su cui si posano ogni giorno, cessa di emanare battiti regolari (storia vera).

                                                         

7) Johnny Depp. Limitandomi all'aspetto esteriore dico che è un bell'uomo, ci mancherebbe, ma alcuni personaggi irritanti da lui interpretati come il pirata parruccone o il matto merendajo di Carrol e le sue tempestose vicende sentimentali non riescono a farmelo trovare affascinante e desiderabile. E gli occhiali che porta? Brrr!


6) La pizza. Beninteso: a me piace, che sia margherita o con cipolle e peperoni. Ma ultimamente ha perso la sua vecchia attrattiva e se vado in pizzeria ordino quasi in automatico carpaccio e insalata.

                                                       

5) I gioielli di Tiffany. Qualche vecchio volpone ha riesumato, commercializzato e snaturato un'istantanea dell'attrice Audrey Hepburn tratta dal film "Colazione da Tiffany". E da qui, per una perversa reazione a catena, anche i suddetti preziosi sono tornati alla ribalta, esibiti al collo, ai polsi e alle dita come se non esistesse nient'altro degno di cotanto onore. Anche questa cosa, ovviamente, mi fa "sfoderare il rasoio".

         

4) Borse all'ultimo rantol... ehm, grido. Ogni tanto me lo guardo qualche blog di moda, giuro, ma cosa diamine avranno di irresistibile 'ste Balenciaga proprio non l'ho capito. E mi viene il prurito quando sento dire di ragazzine che come regalo per la licenza media "prenotano" ai malcapitati genitori una Speedy di Vuitton.
                                                


3) "Siddharta" di Hermann Hesse, "L'alchimista" di Paulo Coelho, "Firmino" di Sam Savage*. Il primo non mi ha colpito né impressionato: protagonista senza midollo, situazioni false come i soldi del Monopoli. Il secondo è per gli stessi motivi ancor più evanescente, con un linguaggio più astratto di un temino pseudo filosofico da seconda media. Il terzo è un buon inizio con un modestissimo svolgimento, in grande debito con il lancio pubblicitario che ne ha fatte vendere troppe copie. E qui scrivo, per la centesima volta: ridatemi e rileggetevi Fielding, Tolstoj, Steinbeck e Vargas Llosa!

Uno di quei libri che non fa rimpiangere i grandi classici, anzi
                                                             
2) Macaroons. I donut tanto tanto mi ricordano Homer Simpson e va beh, passino pure. Ma quei cosetti tutti zuccherosi e dalle 50mila sfumature di rosa non mi hanno mai attirato. Ne approfitto per bacchettare Sofia Coppola per averli fatti tornare di moda col suo "Marie Antoniette" glam rock.


   

1) I figaccioni palestrati. Non rientro fra le donne che sentono caldo e sbavano per soggetti maschili muscolosi, glabri e unti, perennemente abbronzati e abbonati a parrucchiere, estetista e aperitivo. Qui li ridimensiono e dico viva la muscolatura e la peluria naturali, eccezioni a parte!


                      

* non vi dico che sgranata di occhi lemure style quando, a paragrafo già progettato, per curiosità ho googlato "libri sopravvalutati" e ho trovato questo!

http://www.bonsai.tv/articolo/il-55-degli-italiani-non-legge-i-13-libri-piu-sopravvalutati-di-sempre-secondo-noi-foto/43451/