martedì 31 ottobre 2017

Halloween contro tendenza - questa sera sarò Jason Voorhees di Venerdì 13

Questo Halloween finalmente mi levo una voglia che avevo da anni. Basta con la streghetta zombie, con Lady Gaga horror, con la sposa nera.. basta maschere femminili blandamente seccsi. Basta. 
Questa volta mi travestirò da lui, il mitico, il solo, l'unico, l'inimitabile Jason di "Venerdì 13"!!! 


                   


....anche se non ho mai visto un suo film!

PS: ...senza dimenticare l'anniversario delle morti di Federico Fellini e di River Phoenix...





venerdì 27 ottobre 2017

Top Ten dei film che mi fanno/ hanno fatto paura

Mancano pochi giorni ad Halloween, nelle sale italiane impazza "It" tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King... come non potevo scrivere ora questa classifica?
Onde per cui, ecco qua la Top Ten dei film che mi fanno/hanno fatto paura, alcuni già visti con grande fatica, altri non ancora visionati e che temo rimarranno tali, salvo improvvise prese di coraggio!

-------------------- ATTENZIONE, SPOILER!!! ---------------------

Anche qui, in alcuni casi accennerò ai finali ma, non potendo separarli dal commento ai film, arrangiatevi, fate vobis! Al più, leggete solo i titoli!


10) "La congiura degli innocenti", 1955, di Alfred Hitchcock. Questa curiosa storia del Sir del cinema mi ha spaventato per buona parte della mia infanzia e adolescenza con il cadavere di Harry (cui è dedicato il titolo originale), le persone strambe che non lo vedono pur passandovi sopra o inciampandoci, le sepolture e le riesumazioni, il bambino che giocava con la lepre morta e confondeva "ieri" e "domani". Rivisto qualche mese fa a casa dei suoceri, forse un po' distrattamente: l'unico caso in cui la seconda visione è stata meglio della prima!

9) "Cannibal Holocaust", 1980, di Ruggero Deodato. Il film più censurato della storia del cinema nonostante la produzione non tutta italiana, nato con un preambolo che ha anticipato di vent'anni "The Blair Witch project" (presunta pellicola ritrovata da una casa di produzione e quindi distribuita). Violenza dell'uomo in tante forme, analizzata, sviscerata e smascherata nelle sue contraddizioni e ipocrisie. Non visto; ho preso informazioni, ne ho parlato con un mio amico cinefilo ma ancora non riesco a fare il grande passo!


8) "Amabili resti", 2009, di Peter Jackson. Direi ottimo il montaggio di Jabez Olssen, perché la scena della cattura della protagonista e vittima, che è anche voce narrante (stessa cornice narrativa di "American beauty"), mi ha letteralmente mozzato il fiato da procurarmi fastidio alla gola. E più avanti c'è un'altra scena che non è da meno, talmente paurosa e piena di suspence da avermi fatto stoppare la visione in streaming. Un plauso alla sensibilità e alla versatilità di Jackson, noto per tutt'altro genere. Dubito che lo rivedrei, specie da sola.

7) "The Blair Witch project", 1999, regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez. E' stato un vero e proprio caso cinematografico questa storia narrata attraverso il supposto ritrovamento di due docu-filmati (ma montati da chi? :p) raccolti da tre ragazzi che decidono di indagare su una presunta strega per scoprire sempre più indizi raccapriccianti. Visto inizialmente con tranquillità e via via con sempre maggiore inquietudine fino alla scena finale, agghiacciante, digerita con gran fatica, con Mike nell'angolo e Heather urlante e subito dopo colpita mortalmente. Visto una volta, forse potrei bissare.

6) "Furore", 1940, di John Ford. Avendo parlato del libro pochi post fa, non si fa fatica a comprendere perché pur avendo questo film da oltre un anno non mi sia ancora decisa a guardarlo. Fa tanta paura vedere i timori, le incertezze, i problemi, le angosce, le delusioni e il dolore altrui specie quando ricordano, anche in minima parte, i propri.... e dubito che Ford sia stato meno bravo con la pellicola di quanto lo è stato Steinbeck con le parole. Prometto che lo guarderò, anche solo per onorare il regista e gli attori.

5) "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci, anno 1972. Ai tempi condannato al rogo dalla giustizia italiana: se ne lasciarono solo poche copie e per un lustro al regista e ai produttori vennero negati i diritti civili. Mi intimorisce e suscita senso di soffocamento questa storia di passione destinata a finire fra due sconosciuti, lui per me insopportabilmente vecchio, lei non molto più simpatica giovane futura sposina, amanti trasgressivi senza nome in un appartamento senza mobili. Ma anche aver saputo qualche retroscena del set non mi ha rallegrato: regista e primo attore complici nella scena incriminata e la Schneider, a soli vent'anni, offesa, tormentata e poi condannata a critiche, stress e incubi tanto da diventare tossicodipendente - qualche mea culpa per lei solo da morta. Sarò debole, forse bigotta e post femminista, chissà, ma non ci perdo due ore del mio tempo e della mia tranquillità.

4) "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pierpaolo Pasolini, 1975. Definito uno dei film più sconvolgenti, violenti, osceni, brutali e malvagi di tutti i tempi - qualcuno ha detto che fa sparire "Cannibal Holocaust"! Opera ultima e prima ipotetica di una trilogia della morte del grande scrittore/ regista /sceneggiatore italiano, che si dice sia morto per mano della malavita che aveva trafugato e chiesto un riscatto per una parte della pellicola. Una sfida alla censura a pochi anni dallo scioccante "Ultimo tango a Parigi". Realista su base allegorica con schema dantesco e respiro desadiano con messaggio politico incluso, iniziatore del filone nazierotico. Quale cinefilo non sa almeno queste cose di questo che da molti è ritenuto un capolavoro, una pietra miliare della settima arte? Eppure no, non l'ho visto e non ne ho il coraggio!

3) "Quando soffia il vento", lungometraggio di animazione "a tecnica mista" di un certo Jimmy Murakami, del 1986. Una coppia di anziani si prepara a modo suo, con ingenuo ottimistico candore, all'attacco nucleare annunciato dalla televisione, ma non riesce a scappare alle successive radiazioni e perisce fra piaghe e abulia nell'inverno nucleare. Visto a sprazzi, con salivazione azzerata e pelle accapponata, mandandolo avanti su Youtube. Non credo che lo guarderò mai per bene da cima a fondo.

2) "Letters from a dead man", 1986, diretto e scritto da Konstantin Lopushansky, produzione russa. Scoppiata la guerra nucleare, un anziano scienziato scrive al figlio da dentro un museo di storia di una città sovietica, dove vive accampato assieme ad altre persone, mentre all'esterno dilagano panico, sopraffazione, isteria e morte. Non visto, non ce la faccio. Mi fa paura la locandina su Wikipedia, mi fanno tremare anche le anteprime dei rari frammenti che ci sono su Youtube!

1) "The day after - il giorno dopo". Classe 1984, di Nicholas Meyer, uno dei film, per la televisione fra l'altro, a minor costo più famosi e trasmessi, si dice "girato apposta" per sbollire gli animi della Guerra Fredda. "Il film che ha fermato il nucleare", "Il film che ci ha insegnato ad avere paura", "La fine della normalità, l'inizio della fine" è quanto c'era scritto nelle locandine e nelle custodie della versione VHS. Cosa mi fa paura? Tutto, tutto, tutto: la tensione della popolazione prima della guerra, i dialoghi, il lancio delle bombe, la scena della camera da letto, il fungo atomico, le morti istantanee, il blocco delle automobili per lo sbalzo elettromagnetico, le famiglie divise devastate sbriciolate, gli animali morti, l'ospedale pieno di disperati, la pazzia della ragazza che doveva sposarsi, i segni delle radiazioni, il terreno incoltivabile, il freddo... Definito molto meno realistico e "troppo filoamericano" rispetto all'epigono russo qui sopra ma per me quella indimenticabile frase dell'uomo anziano che rassicura la moglie, "La gente è pazza ma mica fino a questo punto", scolpita per sempre nella mia testa, gli vale il gradino più alto del podio. 

giovedì 19 ottobre 2017

Dieci cose che mi fanno molta più paura di "It" - post ispirato da Cannibal Kid

Oggi è uscito nei grandi schermi italiani "It", riadattamento cinematografico o quel che è :D dell'omonimo romanzo di Stephen King.

Ho letto nel post a riguardo del blogger cinefilo Cannibal Kid che il Belpaese è uno degli ultimi ad aver diffuso la suddetta pellicola che invece in madrepatria, gli Stati Uniti, ha già battuto ogni record di incasso del genere, soppiantando il primato de "L'esorcista"; fra i commenti che seguono, quasi tutti si dicono intimiditi se non impauriti dal personaggio di Pennywise; la mia amica del Monferrato ha addirittura la fobia dei pagliacci, tale coulrofobia! Ma non ricordo se è collegata all'opera di King o all'omonima miniserie tv del 1990 - mentre invece diverse persone hanno dichiarato palesemente che sono state queste a far venire loro paura e panico quando nella vita reale si erano poi trovate di fronte ad un clown. Tutto questo mi lascia piuttosto basita, evidentemente ho un altro concetto dell'orrore e della paura.

A quindici anni, come premio estivo per essere passata in prima liceo, presi in prestito in biblioteca il libro "It" leggendomelo in undici giorni ma visualizzando la storia, i personaggi, la moltitudine di sentimenti che gravavano sulla storia. Ancora mi ricordo cosa era scritto dietro al volume della Sperling&Kupfer: "Un viaggio allucinante lungo l'oscuro corridoio che conduce dagli sconcertanti misteri dell'infanzia a quelli della maturità" - correggetemi se sbaglio.
Con meno precisione ricordo di aver visto almeno la prima parte dell'adattamento per il piccolo schermo: anche col senno di ora non posso quindi dire se fosse brutto, bruttino, gradevole o bellissimo non ricordandomelo né avendolo visto per intero. Di certo non era un granché sia perché a prescindere non è facile tradurre in pellicola un romanzo di King (anche Kubrick rielaborò non di poco "Shining" e infatti il Re compare spesso e volentieri come soggettista, non come co-sceneggiatore cinematografico) sia per la spigolosità di alcune scene come quella nelle fogne.
Però la scena di Becky in bagno, con la bolla di sangue che esplode macchiando tutto, lei compresa, con il padre che guarda e non vede, è da applausi, intramontabile!

Fatto sta che "It" non mi ha fatto grande paura. Non realizzavo l'aura di terrore di una cittadina per un serial killer di bambini, semmai ho provato dolore per la morte del fratellino di Bill come ho provato tristezza per le vicende personali degli altri personaggi. Anche la paura di Stan adulto, tale da indurlo al suicidio, mi risultava incomprensibile. E la copertina del libro era dedicata a quello!!
Mi metteva malinconia il personaggio della Tartaruga e mi fece scervellare il fatto che fosse "più vecchia di It, che si proclamava eterno" come anche per i finti consigli ai perdenti adulti ("Solo una cosa posso dirti, che stanno stretti sotto i letti sette spettri stretti stretti... Quando ti trovi in un pasticcio cosmologico come questo, l'unica è gettare via il manuale delle istruzioni" - era scritto così? E in corsivo? anche qui, se sbaglio, correggetemi!).
Ma Pennywise no, non mi ha fatto paura, mai. Certo, vederlo digrignare i denti non era piacevole ma neanche mi ha creato shock, tremori o incubi! Tutto troppo palesemente finto, irreale, lontano. Il mostro dentro il tombino? No, non attacca, niente da fare. Nemmeno la cittadina di Derry esiste! E quelle due, forse tre volte che ho visto un clown dal vivo ho provato una discreta indifferenza e neanche lo collegavo a questa storia, perché mai? Figuriamoci provarne paura.

Quindi, visto che tanto la figura della snob è stata fatta, seppure involontariamente, ecco qui dieci cose che mi fanno molta più paura di "It". Ho anche una fobia, che però in quanto tale è fuori categoria :P

10) Avere pochi soldi. Se non ne ho, crocione sopra: non ne ho. Ma se ne ho pochi...e se me ne servissero di più per un imprevisto? Ecco, questo pensiero mi fa paura!

9) I topi perché possono rosicchiare cavi elettrici e portare malattie, sti fetenti! E stiano lontani dai bambini!!!

8) Certi insetti che si muovono nelle case di notte, mentre uno dorme, e crede che non ce ne siano! Anche se vedere continuamente scarafaggi di 4-5 cm quest'estate nei marciapiedi di Tenerife mi ha un po' curata!!!

7) Il pensile portapiatti, la piattaia insomma o come cavolo si chiama. Lavo le stoviglie tre volte al giorno da vent'anni e da oltre un lustro ho il timore che il mobile si divelga trombolandomi addosso! Brrr!

6) L'alta velocità in auto ma anche in autobus perché ho timore di incidenti, tamponamenti, drusciate al guard rail, frenate, animali che attraversano all'improvviso - e mi è accaduto...

5) Viaggiare in aereo perché è pur sempre un pezzo di ferro in aria e non si può certo andare dal pilota a dirgli di rallentare!

4) L'inquinamento, soprattutto da plastica. Immaginare il Pacifico con quell'enorme isola di rifiuti a pelo d'acqua mi fa rabbrividire. E lo stesso per la situazione della Campania descritta in "Gomorra"

3) Le bombe d'acqua come anche gli acquazzoni sulla mia città (a momenti li cronometro... e se superano l'ora sbianco), che è recidiva ad allagamenti e piccole alluvioni, ma soprattutto...

2) ...Lo straripamento del fiume della mia città. In passato è accaduto due volte e altrettante, negli ultimi quindici anni, a danno delle campagne circostanti. Roba che ci mancava Godzilla in verzicola ed eravamo a posto

1) La guerra nucleare - già, perché scrivere "una"? Direi che non occorra dire altro a riguardo.

Di che si parlava, della paura per i pagliacci? Penny chi? E cos'è, una roba che si mangia? Se fa ingrassare scusate ma io salto, sono a dieta!

sabato 14 ottobre 2017

Mi sono sposata! Ma ero in sogno...!

L'altra notte ho sognato che mi stavo sposando! Ma che begli scherzetti che fa l'inconscio :D :D :D

Non sono una fan dell'abito bianco o delle atmosfere festose però si, mi piacerebbe sposarmi col mio fidanzato! Anche solo due firme in Comune, io in tailleur, lui in completo, una marca da bollo e i parenti strettissimi. Stop. E più o meno così è stato il mio sogno!

Una stanza di un ufficio comunale con bel mobilio di legno, bei quadri alle pareti, sole debole da giornata nuvolosa che entra dalle finestre e, appunto, genitori e un paio di zie a noi più legate - compresa una che ahinoi ci ha lasciati due anni fa. Ma nel sogno mi rendo conto che la cerimonia è in stile nordico, come appunto il ceppo materno del mio sposo, che di sangue e non solo è mezzo scandinavo. Ma in cosa consisteva la parte finale della cerimonia, una volta uniti ufficialmente gli sposini? In una bevuta collettiva di un distillato bello tosto versato in una coppa, da cui attingevano prima i neo coniugati e poi gli altri in successione. Rammento bene la fine del primo "giro" e gli applausi delle parenti nordeuropee quando ho accettato di iniziare il secondo, dopo averci pensato un po'! Che risate!

                                        

Devo dire che è stato un matrimonio bellissimo, e chi non ne vorrebbe uno così??? Che malinconia però, al risveglio!

lunedì 2 ottobre 2017

Alex Zanardi sempre più grande all'Ironman - primo finisher italiano a Barcellona

Strepitoso, intramontabile, entusiasta, combattivo.... chi più ne ha più ne metta per definire il paratleta Alex Zanardi all'indomani della sua ultima impresa. 

                          

Il Grande ha infatti fatto sfracelli al recente Ironman di Barcellona - in un weekend per la città terribile per tutt'altri motivi - dove si è piazzato primo fra i 102 italiani in gara, al 41esimo posto (sabato notte ho riletto venti volte la graduatoria in aggiornamento e non credevo ai miei occhi) e soprattutto facendo registrare un tempo record per un atleta disabile, finendo il massacrante percorso di 3,9 km a nuoto, 180 in bicicletta e 42 a corsa in meno di nove ore!! Lui che a novembre compirà 51 anni, lui che fa tutto a forza di braccia, come evidenzia un filmato su Youtube - e neanche le ha tanto lunghe!

Per lui era il quarto Ironman del 2017 e a due settimane di distanza dal terzo; chissà se adesso si prenderà un po' di meritato riposo o se si rivedrà a giorni a Kona nelle Hawai al mondiale della specialità, come nel 2014 e nel 2015 - quando gareggiò anche l'attore Sean Austin, laureandosi finisher.

Una stranezza: nei vari siti web e testate giornalistiche online che ho visto nelle ultime 36 ore hanno si esaltato il record del nostro atleta ma non hanno sottolineato il fatto che si sia piazzato, come detto, 41esimo almeno fra i quasi 2000 uomini e primo fra gli italiani.

domenica 1 ottobre 2017

Flirtare in palestra, per me e la mia città è NO

Il link è questo:
http://www.today.it/donna/trend/palestra-flirt-classifica-citta.html

E così, dati alla mano, è ufficiale: la mia città di provenienza è nella top ten di quelle nelle cui palestre si flirta di meno, neanche fossimo tutti iper muscolosi e tonici :D

Battute a parte, in base alla mia esperienza posso confermare in piena serenità questo trend come anche il semplice chiacchierare fra persone di genere opposto, visto che nell'ultima palestra cui sono stata quattro mesi (e potrei dire altrettanto anche della penultima) ho potuto notare molta riservatezza e anche freddezza generale e, in sala pesi, la classica altezzosità della clientela maschile poiché tutta concentrata sui propri esercizi.
Niente di male in questo, anzi, io per prima pensavo solo ai fatti miei, essendo intanto fidanzata e poi ben intenzionata a usare i soldi dell'abbonamento solo e soltanto per il loro scopo: per salute e magari estetica.

Come era bello, a yoga, rotolare in libertà...meglio se non ci sono uomini, anche per loro!

Ecco le mie res gestae:

- ogni volta che superavo il tornello ed entravo in palestra, a meno che non dovessi salutare un insegnante o i proprietari, attraversavo il corridoio fino alle scale curva a testa bassa, possibilmente col cappuccio della felpa calato in testa

- ai tre corsi che ho frequentato, quando vedevo entrare un uomo  il mio primo pensiero era a priori "ma cosa cavolo ci viene a fare questo qui, a rompere?"

- mi ha sempre "dato noia" dalla prima all'ultima lezione il fatto che il nostro insegnante di aerobica - bravissimo, competente, funzionale - fosse appunto un uomo

- una volta stavo pedalando nella sala pesi e attrezzi a fianco della mia compagna di yoga e si sedette accanto a me un tipo "nerd" che assieme alla mia amica mi aiutò con garbo da orologiaio a far funzionare bene il programma della cyclette. Li ringraziai entrambi con voce contenta. Neanche un'ora dopo, docciata e cambiata, me ne sono andata passandogli davanti guardando dritto davanti a me. Ah, espressione inc@zzosa inclusa, ovviamente.

Ma perché tutto questo? Perché non ho più quindici anni e come detto sono fidanzata ma soprattutto l'esperienza insegna.
Chi ha letto i miei vecchi post del Pugliese non farà fatica a capire: da un primo saluto nasce un secondo saluto e poi una chiacchierata e forse forse forse lo scambio di numero di cellulare o email... ma se c'è anche una possibilità su un milione di ritrovarmi addossata una conoscenza maschile che da gentile e simpatica e magari intelligente e acculturata si rivela anche morbosa, pedante, indiscreta e pure ipocrita allora no grazie, preferisco perderne dieci buoni che ritrovarmene uno cattivo.