lunedì 10 novembre 2014

Invito a cena con litigio

Sabato sera ore 19,45. Finisco di lavorare al computer e mi preparo al solito rituale fatto di telegiornale, telefonata alla mamma, cena e poi karaoke con gli amici. Sono sola: il mio fidanzato ha un turno di notte. Su WhatsApp però mi arrivano dei messaggi di Cornelia, una delle mie conoscenze di questa cattività piemontese*, che dice di aver avuto una pessima giornata e di essere arrabbiata nera.

Siccome sono una bestia ma non un'infame, prendo e la chiamo, lei mi spiega a grandi linee la situazione. Da due settimane è in una mansarda presa col suo compagno perché stanno ristrutturando casa, ma gli operai hanno sbagliato a farle il pavimento e quindi è da rifare; in più aveva appena litigato con l'affittuario e quindi avrebbe lasciato a giorni quella mansarda pur non sapendo ancora dove andare, mentre il suo ragazzo aveva già una soluzione, solo per lui però. Poi Cornelia scopre che sono sola in casa e mi invita per una cenetta arrangiata. Io accetto, essendo anche già pronta. Per strada compro del gelato, tanto per non arrivare a mani vuote.

Arrivata alla loro mansarda, come inevitabile Cornelia parte con il "confessionale" e mi racconta di nuovo tutto nel dettaglio, inclusi i mancati aiuti di certi presunti amici e i loro commenti acidi. Insomma, una via crucis di disgrazie, sfortune, imprevisti. Ci mancavano giusto un corto circuito generale con tanto di incendio, bimbi e anziani feriti, un attacco di sciatica al suo ragazzo, una mega cistite a lei e si sarebbe completata l'opera. La ascolto comunque con attenzione e solidarietà perché, battutacce a parte, sono messi davvero maluccio, lei avrebbe persino un esame da dare ma che ahimè non sta studiando ed è dispiaciuta di non essere andata dai suoi per il ponte dei morti.

Tra una "tragedia" e l'altra, ormai sul finire della cenetta, arriva la svolta in negativo: Cornelia, affatto paga di cotanto giustificatissimo sfogo, si mette inaspettatamente ad attaccare il suo lui. "Tu poi...non hai voluto prendere altre ferie dal lavoro...finora ho fatto tutto io...se non ti sto dietro io in ogni cosa qua non finiamo mai...è un mese che sono stanca...". Il tono di voce è sempre in modalità "cantilena scocciata", ma ora è anche accusatore. Al che il suo ragazzo, che è uno tranquillo ma non è un fantaccino, controbatte in maniera ragionevole, dicendole anche di andare una settimana da sua cugina (a un'ora di treno di distanza) e lui avrebbe pensato a tutto. A me, già sedotta dai wurstel di pollo e ora allibita da questa piega della conversazione, inizia a salire un certo imbarazzo. Cerco di difendere lui sbriciolando qualche frasetta, ma Cornelia è inarrestabile: "No Vanessa, perché tu non sai...chissà come mi farà trovare la casa...lui non si preoccupa mai di niente...mi preoccupo solo io qui...lui non farà niente come al solito....quando non ci sono se ne sta ore al computer...". Mentre comincio a sentire caldo in faccia, assisto alla reazione di lui, che sempre più arrabbiato cerca di smentirla, le chiede di cambiare argomento, di non riproporle tutte le sere gli stessi discorsi perché è stufo. Cornelia non arretra di un soffio, sembra un automa, ha le braccia conserte. Io finisco di masticare il mio crostino al paté di peperoni. Trenta secondi di silenzio, rotto incredibilmente da lei che riattacca ribadendo il suo punto di vista mentre lui si alza, si veste, esce e si chiude la porta alle spalle sempre ribattendole. Inamovibile, Cornelia trova pure il tempo di rincarare la dose e dirgli che così facendo lui scappa dalle situazioni.

L'ora successiva è stato un altro simposio a due su dove lei e lui avevano ragione e dove potevano avere torto, con un paio di sigarette fumate nel terrazzino. Passate le undici e mezza, le chiedo se aveva voglia di avviare il gelato che avevo portato, mi ci voleva proprio. Ci saziamo di fiordilatte, cioccolato fondente e nocciola per il gaudio dei nostri trigliceridi, parliamo ancora un po', sparecchiamo e laviamo i piatti, poi lei prova a chiamarlo ma lui ha i cellulari spenti, poi scendiamo giù per vedere se lui aveva preso la macchina, facciamo un giretto con la mia, ma niente. Ormai sbollita del tutto, Cornelia adesso è dispiaciuta e preoccupata, si sta innervosendo, pensa quasi di chiamare i carabinieri. Io la scoraggio: per carità, lui si arrabbierebbe ancora di più, ha pure delle conoscenze in quella caserma! La riporto a casa, ormai è quasi l'una e anche io sono arrivata al capolinea con questa storia, tra l'altro non c'è niente da fare se non aspettare. La saluto dicendole di stare tranquilla e che lui sarebbe rientrato, magari tra un'ora.

Ho trascorso le successive due ore al karaoke col mio gruppetto, non potevo mettermi a letto senza un po' di allegria tanto pacchiana quanto adorabile.

4 commenti:

  1. La soluzione migliore quando due litigano è classica (soprattutto se si tratta di una coppietta)...."scusate, devo andare UN ATTIMO in bagno". E poi ci passi i successivi 10 minuti attendendo pazientemente che o smettano di litigare di loro, o capiscano di averti messo in imbarazzo e quindi smettono...di solito funziona :D

    Pure io mi associo alla domanda: è tornato?

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  2. Bimbe belle, benvenute :*
    E' tornato, si, verso le due.
    Avrei potuto eclissarmi nel microbagno posto a due metri dal tavolo della cena (stanno in una mansarda di 16 mq), ma avrei sentito tutto comunque, loro non avrebbero affatto avuto un minimo di privacy per parlare! E poi lei a quel punto voleva solo sparare a zero :(((

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