sabato 9 dicembre 2017

E basta parlare di abbuffate per Natale!

Basta col luogo comune dell'abbuffata natalizia! Ma che siamo, bestie furiose??! Come se non bastassero le capatine al ristorante esotico, i sabati sera al ristorante e gli apericena a getto continuo!!!
Passi che il 25 dicembre di anno in anno stia perdendo il suo spirito originario, anche perché il tempo passa e le mode cambiano, ma perché associarlo automaticamente alla quantità mangereccia, alle grandi scorpacciate e soprattutto alle abbuffate???

Rispolverando l'aura diet degli albori di questo blog, ritengo quest'ultimo termine l'incriminato numero uno, da scancellare dai post di Natale di siti e social network, talk show e riviste e vietare da codice deontologico anche ai giornalisti: abbuffarsi è un'azione da malati di disturbi del comportamento alimentare secondo il quale ci si riempie lo stomaco fino a scoppiare con quantità industriali di cibo non necessariamente buono, sfizioso e ben cucinato come invece sono solitamente le portate delle tavole natalizie! Chi soffre di questo terribile dca è capace di ingurgitare junk food ma anche scatole intere di fette biscottate o crackers integrali, per un innaturale e insano bisogno di sfogarsi/ punirsi/ farsi male, il tutto in solitudine, magari solo/a a casa, senza gustare niente, senza godersi niente. In una combo da horror, alcuni di coloro che si abbuffano chiudono il cerchio nefasto rimettendo volontariamente, sempre senza nessuno vicino per vergogna ma anche per timore di essere smascherati e quindi fermati. Probabilmente assaporano appena ciò che masticano solo coloro che in precedenza si erano dati a lunghi digiuni - gli anoressici insomma - per poi passare, stravolti dalla fame e dalla fatica, appunto al binomio riempimento + svuotamento, non meno folle e doloroso... forse di più.

E tutto questo non ci incastra niente con l'attesa del pranzo di Natale, dove antipasti, primi, secondi, contorni e dolci vengono preparati con amore, attenzione e scrupolosità in un rituale che coinvolge anche la casa e le persone, che si fanno tutte più belle e ben vestite - le donne anche con un bel manicure a prova di faccende domestiche -, dove si sta a tavola più del solito, alcuni anche fino alle cinque del pomeriggio, dove passa anche un quarto d'ora fra una portata e l'altra. E se il commestibile è buono, si parlerà di scorpacciata, di super mangiata, di maxi portate, di super pranzo come di cenone: tutti termini sempre iperbolici (e tutta questa fissazione gastronomica secondo me può macchiare il proprio rapporto col cibo) ma in un'ottica positiva, distensiva, relativamente sana, dove si mangiano pezzi di tradizione, di passato, di storia familiare oltre che di goduria palatale.

Se proprio non ci si può astenere da certi luoghi comuni sul Natale, vorrei almeno un ridimensionamento del modo di parlare dei pasti ad esso collegati ed evitato appunto questo strafalcione lessicale che come detto riecheggia un disturbo terribile e doloroso.

Parentesi personale: fino ai miei 15 anni abbiamo festeggiato il Natale e le festività con pochi parenti, al massimo eravamo una dozzina. C'era anche la signora V., madre di uno zio acquisito, che nonostante l'età e gli acciacchi ogni anno preparava dei crostini di fegatini, di quelli scuri e un po' acri, che portava in un vassoio coperti da un canovaccio coi bordi ricamati; erano davvero deliziosi e forse solo un paio di ristoranti della zona li facevano così buoni. Era l'unica cosa un po' più tradizionale dei nostri pranzi mai troppo lunghi né eccessivamente succulenti, e che mi è sempre sembrata unica, buona e preziosa. Passate a miglior vita sia mia nonna che la signora V., ogni nucleo familiare ha festeggiato la natività per conto proprio, noi cucinando un primo e due secondi, i miei zii rifornendosi in rosticceria. 

4 commenti:

  1. io non è che mangi di più per adesso, certo però che ci sono tante di quelle cene o aperitivi prenatalizi......

    RispondiElimina
  2. Il problema non è la quantità, ma la terminologia. A cene e aperitivi natalizi la maggior parte delle persone va con voglia di mangiare e gustarsi il cibo, che diventa rituale, dono, gratificazione, piacere e sfizio. Per chi si abbuffa, che passa dal dolce al salato e viceversa senza neanche assaporare, è solo strumento per riempire corpo e purtroppo anche anima di un vuoto interiore, per soffocare un disagio, per punirsi.

    RispondiElimina
  3. Io un po' li invidio quelli che almeno a Natale possono mangiare quello che vogliono, ma è perchè io non posso e non potrò mai mangiare quello che voglio.
    Buon Natale 😙

    RispondiElimina
  4. NonPuòEssereVero, benvenuta! Ho spulciato il tuo blog e visto che entrambe amiamo la ginnastica artistica, anche se tu sei una vera ultrà!!!!

    Riguardo i cibi proibiti, l'importante sarebbe imparare a farsene bastare piccole porzioni, però ognuno ha il suo stomaco e il suo senso di sazietà!

    RispondiElimina