lunedì 5 marzo 2018

Agli Oscar 2018 hanno vinto le facce da schiaffi

Quest'anno ho provato a ripetere la maratona della notte degli Oscar come feci due anni fa, quando Ennio Morricone e Leonardo di Caprio vennero encomiati con merito alla sesta nomination.

Stavolta però sono arrivata alle due di notte cotta al limone e mi sono addormentata per risvegliarmi miracolosamente alle quattro, in tempo per le statuette più importanti... ma non prima di aver appurato indagando sull'ipad che una vera e propria faccia da schiaffi si era aggiudicata l'Oscar come miglior attore non protagonista: Sam Rockwell. Bruttino, naso non azzeccato, ma sguardo magnetico e allure da cattivo che rimane impresso in positivo e in negativo, dopo un decennio di film è stato l'intramontabile Wild Bill assassino pedofilo supercattivo ne "Il miglio verde", ma anche l'astronauta dai tanti cloni nella pellicola indipendente "Moon". Non aggiungo altro (se non che fuori dal set Sam è quasi affascinante!!) anche perché non sarei sincera: non ho visto altri suoi film.

Dalle 4 dicevo, inizio a gustarmi l'assegnazione delle statuette partendo da quella del cortometraggio, dopo il monologo delle due attrici nere che hanno chiesto simpaticamente a Meryl Streep se potevano essere sue figlie anche per un solo giorno. 
Poi ho gioito per Luca Guadagnino che ha assistito soddisfatto alla consegna del premio per la migliore sceneggiatura non originale al mitico James Ivory (quante volte ho sospirato guardando l'adorato "Camera con vista"!!!) per il suo "Chiamami col tuo nome" - e il fatto che abbia azzeccato il pronostico dell'antiviglia dicendo che il film italiano avrebbe portato via almeno un Oscar è passato subito in secondo piano.

Si arriva al miglior attore protagonista e lo scozzo è durissimo più che per il non protagonista ma una Streep quasi frettolosa ha pronunciato con eccessiva rapidità il nome del trionfatore, ovvero la faccia da schiaffi numero due della serata Gary Oldman. Altro attore che mi piace molto, sia ben chiaro, ma che a ben guardare ha fatto tanti ruoli, soprattutto da giovane, con un cipiglio "un po' così" e non sempre "buoni". Chi ricorda "Sid e Nancy"? Il suo conte Vlad spiritato nel "Dracula" di Coppola? Il suo Beethoven inc@zzato a morte col mondo in "Amata immortale"? E in "Leon", chi ha provato odio puro assieme a me per il suo personaggio del poliziotto corrotto e mezzo tossico che sniffa e poi sibila "Adoro questi brevi momenti di quiete prima della tempesta", che poi ammazza il protagonista lasciandoci lì affranti? E anche il cattivo de "Il quinto elemento", seppure in veste fantascientifica, non è da prendere a sberle? Poi c'è stato il periodo dei Batman e degli Harry Potter, un altro ruolo da cattivo in "Codice Genesi" e la prima nomination per "La talpa". E come ha sottolineato lo stesso Gary, oltre vent'anni di lavoro per arrivare a questo punto, ma ne è valsa la pena.

Pochi minuti dopo ed è stato il turno di Frances McDormand, anche lei adorabile e così antidiva, anti red carpet, antiestetica con un vestito ed un capello che erano anche peggiori di quelli mostrati orgogliosamente ai Bafta - ma d'altronde quando si ha ancor più carattere che bellezza e non essendo affatto brutte, oltre che sposate con un cervellone come Joel Coen, ci si può permettere di tutto, anche di essere più grottesche dal vivo che in pellicola! E il suo discorso di ringraziamento elettrizzato, in cui prima ha incespicato e poi ha iperventilato, parlato a raffica, smanacciato, gesticolato, incalzato la folla e infine manifestato commozione - pur essendo alla seconda statuetta - è stato la scossa ad una serata fin troppo tranquilla, al limite del mesto.

W le facce da schiaffi quindi, quando sono così brave a raccontare storie che rimangono nell'anima e nel cuore anche dopo decenni!

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