venerdì 12 ottobre 2012

Ex colleghi - Vic - Parte terza

Ecco un altro capitolo delle mirabolanti disavventure della mia ex collega Vic. La quasi ventunenne proveniente dalla terra di Vlad l’impalatore è stata infatti una rara dimostrazione di quanto le parole siano scollegate ai fatti, oltre che impastate di un eccesso di presunzione, sicurezza e temerarietà. E l'ipotesi di eventuali smentite alle sue idee e ai suoi progetti non la sfiorava mai... ma le smentite si. Nemmeno avesse vissuto a Versailles fino all'altro giorno, bah.

Una delle nostre discussioni migliori fu quella incentrata sui capufficio. Non ricordo nemmeno come nacque la disputa. In breve sostenni che a volte, in certi ambienti lavorativi importanti e delicati, se il dipendente fa una scemata è ammissibile che il capo lo riprenda, anche in malo modo: fa parte della vita, e non solo di quella professionale. Le feci l’esempio di Emilio Fede e dei modi bruschi con cui in diretta brontolava i collaboratori poichè al di là di tutti i difetti che gli si possano riconoscere, c’è da dire che EF è un giornalista con mezzo secolo di esperienza sulle spalle e ai tempi era direttore del TG4, per cui ritenevo ammissibile che si arrabbiasse quando qualcuno in diretta faceva confusione o mancava un collegamento (e quello che diede a Paolini il microfono invece dell’auricolare? Che risate!). E tutto sommato, per un collaboratore di un programma televisivo a diffusione nazionale (l'equivalente, per un calciatore ventenne, dell'esordire nell’Inter anziché nell’Atletico Marrubiu) venire rimbrottati e beccarsi qualche parolaccia a caldo per un errore oggettivo non mi sembrava la fine del mondo o chissà quale abuso di potere. Vedasi anche “Il diavolo veste Prada”.




La reazione di Vic a questo mio pensiero fu come se l’avessero morsa tre tarantole nello stesso tempo: “Eh no ma che dici ma non è giusto quelli sono al lavoro a faticare e lui li insulta dice brutte parole offende davanti a tutti ma chi si crede ma chi è il dio in terra ma come si permette ci vuole rispetto per collaboratori dipendenti anche se ultime ruote del carro no così non si fa io poi non mi farei trattare così gliene direi ma chi si crede mi deve portare rispetto a me e al mio lavoro…”
“Vic non hai capito, Fede si arrabbia quando i suoi subalterni fanno effettivamente una stronzata, mica tanto per insultarli, e quelli non possono certo rispondergli lì in diretta…”
“No in diretta no però dopo a parte si che devono rispondere perchè no lo prendi e gli dici signor Fede volevo dirle non può trattarmi così insultarmi davanti a tutti io mica sono un suo schiavo un oggetto sono una persona da rispettare anche se io collaboratrice e lui direttore…”
“Ma quel che succede dietro le quinte non lo sappiamo, magari dopo si scusa, però in diretta se scappa una parolaccia che sarà mai...ma guardiamo i subalterni: se uno vuol far carriera nel giornalismo, come in qualsiasi altro settore lavorativo, di partaccioni così ne avrà lastricata la vita mi pare… se poi si lavora in ambienti particolarmente rilevanti gli incarichi, gli stipendi e le responsabilità sono anche maggiori…e quindi anche il rovescio della medaglia non è da meno…Sai quante parolacce a gratis mi sono presa io in 27 anni?” (alla fine, sorridendo)
Eh ma che c’entra il rispetto per la persona viene prima di tutto e quello mica può insultare uno così solo perché è un collaboratore ed è più giovane ed inesperto e fa un errore…”
“Se uno sbaglia io invece la penso all’opposto… Ma poi scusa, lo sanno anche i cani che Fede si incazza facilmente, e allora ci stiano attenti, no?… Comunque, se ci pensi, anche nel negozietto più scadente, anche nell’albergo più modesto ci può essere il padrone che fa sgobbare e ogni tanto dice pure le parolacce…Io poi ti dirò, se fossi giornalista e avessi la possibilità di lavorare nella redazione di Emilio Fede, ci penserei bene prima di rifiutare…”
“Ah ma come lavorare da lui io no mai e poi mai è uno stronzo antipatico sta sul culo a tutti non piace a nessuno quando tratta male i collaboratori sarebbe da picchiare ma perchè non va in pensione…”
“Questo è un altro discorso...E comunque, è vero che sta antipatico a tutta Italia, ma che credi, mettiamo per assurdo, che domani Fede venisse nella nostra città come turista e passasse per il centro, forse che non si troverebbe attorno minimo una decina di persone che vogliono conoscerlo, farsi una foto con lui, avere un autografo e, perché no, raccomandargli un figlio, una figlia, un nipote? Mica dico tutti eh, ma una decina di persone su centomila?”
“Ah no ma che dici ma che dici io comunque mai e poi mai…”

Il bello è che Vic non è inevitabilmente immune da parti a culo, prese a torto o a ragione e in ogni lavoro che ha fatto, compreso quello al negozio di abbigliamento dove ci siamo conosciute. E ad agosto se le prese anche dal padre ultrasettantenne del proprietario, che veniva ad aprire il negozio: questo borioso maschilista arrogante la stuzzicò più volte dal niente, se diceva una taglia la correggeva davanti alla cliente quasi ridicolizzandola, se lei iniziava a contrattare una vendita arrivava lui e disfaceva tutto in quattro parole, se lei andava a prendere un resto nel cassetto dei soldi lui le chiedeva come mai sapesse dove fossero i soldi, se stava zitta in disparte le chiedeva dove fosse finita la sua parlantina tagliente.


Inutile dire che lei, inevitabilmente, ha dovuto ingoiare anche quei rospi, per l'ennesimo lavoretto senza nessuna prospettiva di carriera nè di grandi guadagni.



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