mercoledì 11 marzo 2020

Lotta anti Coronavirus fra richiamo alle regole e al chiudersi in casa


In Italia il Coronavirus è sbarcato il 21 febbraio in provincia di Lodi. 

Primi giorni di sgomento, supermercati in parte svaligiati, amuchina venduta a peso d'oro; sbuca lo slogan #milanononsiferma convertito per tutte le altre città nostrane.

Inizia la disquisizione, fra saccenti last second ed esperti, sull'importanza delle mascherine da bocca, che hanno già fatto il fumo.

Non mancano i primi sciacalli e truffatori ladri, che si recano a casa degli anziani spacciandosi per operatori sanitari.

Media e social network partono subito a mille fra allarmismo e prime fake news.

Prime regole "diffuse" dai media: lavarsi spesso le mani, coprirsi bene bocca e naso quando si starnutisce (al più farlo nell'incavo del gomito), vietato abbracciarsi, baciarsi e darsi la mano quando ci si incontra.

La situazione si aggrava, chiudono sempre più attività oltre alle scuole, aumentano le zone rosse, il settore del turismo inizia a vedersi cancellati due mesi di prenotazioni perché eventi e happening macro e micro sono posticipati.

In televisione si diffondono gli spot con o senza personaggi famosi che invitano gli spettatori a seguire le regole.

Si diffonde l'urgenza, per chi può, di lavorare da casa.

Le compagnie aeree di tutta Europa sospendono i voli per l'Italia e in Francia c'è chi perde tempo per fare un video perculatore. Anche Trump adegua gli Stati Uniti e blocca i voli da e per l'Italia.

Continuano intanto allarmismi, fake news e discorsi, analisi, accuse e supposizioni su media e soprattutto social network e programmi televisivi di dubbia competenza medica.

L'Italia risulta intanto essere il quarto paese al mondo per contagiati, intanto aumenta anche il numero dei morti anche se sono per lo più over 60 con profilo clinico compromesso.

Adesso lo slogan che inizia a circolare è #dobbiamofermarci.

Chiuse palestre, cinema, saune, pub, locali, discoteche; vengono sospese le attività sportive e gli eventi musicali e culturali.

In alcune carceri italiane scoppiano terribili rivolte, con tanto di incendi ed evasioni, per cui ad oggi si contano 13 morti, molti a causa di overdosi di metadone sottratto dalle infermerie.

Si vietano anche ritrovi privati fra familiari e amici.

Aumentano le zone rosse: proibiti gli assembramenti in bar, gelaterie, uffici, supermercati, obbligo di un metro di distanza e di rimanere il più possibile a casa se non per motivi di lavoro o salute.

Non si fermano gli articoli di carattere medico falsi, come neanche gli speculatori e gli sciacalli.

In una situazione di continuo cambiamento, fra decreti e controdecreti e dopo l'ultimo weekend in cui molte persone dalla Lombardia scendono nelle seconde case al mare o dai familiari al centro sud, con in più immagini di zone movidare e sciistiche affollate come in una situazione normale, lunedì 9, dopo cena, tutta Italia viene dichiarata zona rossa.

Adesso non c'è più distinzione fra Lombardia e Calabria, tutta Italia deve fermarsi e seguire scrupolosamente le disposizioni. E tutte le attività commerciali, ristoranti inclusi, devono chiudere alle 18. A quanto ho capito, i supermercati dovranno stare chiusi il sabato oltre che alla domenica, fino al 3 aprile. Insomma, una sorta di coprifuoco e una situazione che. tratti ricorda gli anni '80.

Superati i 10mila contagi, continuano a morire più di cento persone al giorno. Pian piano sembra che gli italiani (popolo di teledipendenti, drogati di serie tv e sempre più pantofolai già a trent'anni) si stiano convincendo che fino al 3 aprile c'è solo da autoconfinarsi in casa e trovare il modo di passare il tempo.

Io non sono una persona superiore, ma ho la relativa fortuna di essere sempre stata molto casalinga: faccio lavori da casa al pc dal 2012, non ho figli, non ho parenti anziani da accudire, ho due supermercati poco distanti da casa mia, non fumo, adoro leggere e navigare sul web, sono cinefila, sono cultrice della ginnastica da salotto... e ho pure il parco a trecento metri da casa mia, per eventuali sgambatine, anche se non credo siano consentite agli amatori. Certo, mi mancano le serate al pub con musica dal vivo, gli incontri con gli amici, gli allenamenti allo stadio, gli eventi sportivi; ho dovuto rinunciare a molti film al cinema. Ma mi sento comunque fortunata e un po' avvantaggiata. Ma sentire da giorni riecheggiare dai quattro angoli della penisola banalità da prima elementare come l'igiene delle mani o il più generico "rispettiamo le regole", mi fa un po' ridere e un po' irritare, visto che da anni, a parte ascoltare prima di sproloquiare (e figuriamoci scribacchiare su un social letto da tutti) seguo senza protestare i dettami di chi era più in alto di me e preposto a decidere per gli altri, circondata da pochi "seguaci", tanti scettici e non pochi furbastri che avevano e hanno come unico modo per smuovere i neuroni quello di aggirare leggi, norme e disposizioni studiati ed emanati per il bene collettivo.

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