Una fetta di mondo brucia, letteralmente. Già tristemente noti i disastri in Portogallo e in Florida, più la parentesi del grattacielo di Londra. Ma l'Italia non è da meno, basta vedere come le fiamme si sono divorate ettari a volontà in un po' tutto il centro sud. Clamorosa la situazione nel messinese, non meno tragica quella nella zona del Vesuvio, tanti focolai terribili anche in Toscana.
In un po' tutti i casi si parla di piromani: persone non del tutto sane ossessionate dal fuoco che si emozionano a scatenare incendi e a gustarne le tragiche conseguenze su cose e persone.
Ma come fare se una zona con boscaglia vicino ad abitazioni è presa di mira da uno o più di questi soggetti? Non lo so, perché tanti, subdoli e inafferrabili sono gli stratagemmi utilizzati da questi fetenti per appiccare focolai, dalle candeline collegate a fiammiferi a gatti intrisi di benzina e incendiati.
Stamattina su facebook, altra carrellata di foto dei danni di un incendio, con commenti per lo più di solidarietà a chi si ritrovava con casa, campi o auto bruciati. E nel vedere quelle macchine ridotte a tizzoni fumanti o quelle case con focate nere che arrivavano fino ai tetti o quelle coltivazioni ingrigite e falcidiate senza pietà su terreni ormai nero pece, mi è venuto in mente un pensiero che feci a sei-sette anni, nei primi anni delle elementari.
La nostra maestra, severa e anaffettiva, urlona e pure un po' maschilista, si assentò per qualche giorno sostituita da una supplente senza spina dorsale che, dopo un paio di mattinate tollerabili, si rivelò impotente nel sedare la "vivacità" di quasi tutti i dodici maschi della mia classe, che contava in tutto diciassette alunni, quindi solo cinque femmine di cui una handicappata. Chiacchiere, urla, risate, oggetti tirati, pure qualche spintone e accenni di litigi, con noi povere sfigate in grembiule bianco a tapparci le orecchie. Più la supplente si sforzava di tenerli buoni, anche minacciando di chiamare il preside, più questi si scatenavano, sempre ridendo. Tornata a casa pensai che per i "bambini cattivi" non ci fosse medicina, che se un bambino vuol far confusione, vuol deridere e snervare una maestra, insomma se vuole fare "il cattivo", alla fine quasi sempre lo farà soprattutto se ha dei complici - anche se la mia insegnante, pur urlando come una sirena e facendo assenze medio lunghe ogni anno, in fin dei conti riusciva a tenerci e anche a insegnarci più che discretamente. Il buffo è che anche in quarta, lo ricordo bene, uno dei miei compagni nonché uno dei migliori come studente, portò quasi alle lacrime la supplente disgraziata di turno dicendo parolacce e disegnando anche un gigantesco fallo sulla lavagna, in un fracasso da vergognarsene.
E stamattina per questi piromani, questi incivili distruttori, questi sadici malati, questi scialacquatori mi è venuto lo stesso pensiero: non c'è rimedio, non c'è medicina, non c'è modo per sconfiggerli.
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