Non faccio bilanci né buoni propositi, il passato è passato e il futuro esiste e non esiste - e comunque per esperienza viva la scaramanzia.
Ma nel mio 2020, l'anno della pandemia, devo riconoscere per onestà qualcosa di buono, perché no? D'altronde sono stata fra i fortunati ad essere caduti in piedi, subendo alcune lievi negatività e trovando il modo di cavarmela senza grosse ferite e ancora un minimo di entusiasmo.
Ecco quindi alcune cose, in ordine sparso, che salvo dal mio 2020:
- sono venuti a mancare un artista, uno scrittore e un compositore che mi piacevano molto oltre al mio regista e modella anni '90 preferiti, ma nessuno dei miei familiari ha avuto anche solo i sintomi della terribile malattia
- ho donato il sangue senza complicazioni di nessun tipo
- in un panorama calcistico stravolto, è stato bello non assistere alle solite patetiche scene di violenza e inciviltà che avvengono negli stadi o nei centri storici italiani con ultras europei che vandaleggiano impuniti
- ho ripreso a leggere un libro dopo l'altro, spaziando dai classici ai contemporanei
- ho avuto cinque offerte di lavoro fra stagionale, temporaneo e al nero, del tutto spontanee e tutte accettate. Tre mansioni si sono interrotte subito e una si è insabbiata prima ancora di iniziare, ma va beh
- fra maggio e luglio sono riuscita a sopportare la versione gonfia e ingrassata di me stessa (causa "sensibilità" a farine raffinate e latticini freschi e un breve scompenso ormonale), roba da far fatica a vestirmi, trovando la forza di mettermi in costume e stare in spiaggia senza troppe paranoie
- ho visto molti buoni film in televisione senza cedere ad abbonamenti extra
- ho appurato di avere una discreta dose di pazienza anzi no, resilienza, che va tanto di moda, ma anche di saper coabitare 24/7 col mio fidanzato senza liti, bestemmie o insofferenze
- ho dato ma soprattutto avuto dimostrazioni di vera amicizia